Il marketing spiegato dal supermercato
Il supermercato è un manuale di marketing a cielo… coperto. Ogni corsia è una pagina, ogni scaffale è un paragrafo, ogni prezzo è una nota a piè di pagina scritta per farti decidere in fretta. Se vuoi capire davvero come funziona il marketing, non serve un’aula: basta un carrello.
In questo articolo traduciamo in pratica le 7 tecniche del carosello: cos’è ciascuna tattica, perché funziona sul cervello (e sul portafoglio), come riconoscerla nel giro di spesa di tutti i giorni.
Posizionamento a scaffale

Il supermercato è un manuale di marketing a cielo… coperto. Ogni corsia è una pagina, ogni scaffale è un paragrafo, ogni prezzo è una nota a piè di pagina scritta per farti decidere in fretta. Se vuoi capire davvero come funziona il marketing, non serve un’aula: basta un carrello.
In questo articolo traduciamo in pratica le 7 tecniche del carosello: cos’è ciascuna tattica, perché funziona sul cervello (e sul portafoglio), come riconoscerla nel giro di spesa di tutti i giorni.
Posizionamento a scaffale
Cos’è e perché funziona
Questa tecnica lavora sul principio “la decisione segue la direzione”. Nel supermercato l’attenzione non è neutra: viene guidata da layout, altezze a scaffale, distanza dalla mano, cartellinistica, frecce visive. Il punto caldo è all’altezza degli occhi (e delle mani), dove la probabilità d’acquisto è più alta; il punto freddo è in basso e in alto.
Le marche pagano per stare dove le vedi senza cercarle: meno attrito cognitivo, più conversione. L’“ordine” dei prodotti non è casuale: è un planogramma progettato per far incontrare il tuo bisogno con la soluzione “giusta” al momento “giusto”.
La forza della tecnica è la somma di micro-scelte: faccio un passo in più? Cambio corsia in senso orario o antiorario? Scorgo prima il brand A o il brand B? Ridurre il percorso e aumentare l’esposizione ai top-seller alza gli acquisti “senza pensarci”. E quando “non pensi”, decidi con scorciatoie visive.
Mini-esempio pratico
Entri per il latte. La corsia dei latticini è in fondo: per arrivarci passi davanti a snack e bibite. Sulla parete di destra, a metà altezza, trovi lo yogurt premium con stopper promozionali. Il latte base è più in basso, ma quello “alta digeribilità” è a portata di mano. Indovina quale afferri?
Psicologia del prezzo

Cos’è e perché funziona
La mente valuta i prezzi in relazione, non in assoluto. Due meccanismi regnano: ancoraggio (il primo numero che vedi diventa “riferimento”) e charm pricing (9,99 “sembra” molto meno di 10). Metti accanto una referenza costosa e una media: la media apparirà conveniente. Aggiungi un terzo “esca” poco sensata (decoy) e orienti la scelta verso la voce che vuoi spingere. L’efficacia deriva dal bisogno di ridurre lo sforzo mentale: la cifra di sinistra e il confronto immediato bastano per sentirsi “furbi”.
Usato bene, l’ancoraggio “educa” alla fascia prezzo del brand; usato male, genera diffidenza. Il segreto? Coerenza tra valore percepito (pack, promessa, qualità) e prezzo esposto. Se la storia è giusta, il numero fila.
Mini-esempio pratico
Caffè macinato: 4,99 €, 6,49 € e 6,79 €. Il 6,79 € ha un pack dorato e note gourmet; il 6,49 € sembra identico, ma con 250 g in più. Improvvisamente il 6,49 € “vale” di più del 4,99 €: paghi di più, ma ti senti più intelligente.
Cross-selling e vicinanza d’uso

Cos’è e perché funziona
La vendita incrociata (cross-selling) porta vicino prodotti che si completano: pasta e sughi, tortilla e salsa, lamette e schiuma da barba. La mente ama i “pacchetti” perché riducono la fatica di pianificare (effetto default): “se sta qui, va insieme”. Il negozio traduce questa scorciatoia in metri lineari: la vicinanza fisica diventa vicinanza mentale, e la probabilità di acquisto combinato sale.
La tecnica lavora anche “a sorpresa”: metti la salsa vicino alle birre artigianali per stimolare aperitivi improvvisati; i marshmallow vicino alla cioccolata per “educare” allo s’more. L’obiettivo è aggiungere valore d’uso (“come lo userò?”) mentre stai ancora scegliendo. Se il racconto funziona, il carrello si compone da sé.
Mini-esempio pratico
In fondo alla corsia della pasta, un espositore con pesti, grattugiato e pinoli. Il cartello dice: “Pasta Night in 10 minuti”. Senza cercare altrove, “risolvi” la cena. E aggiungi tre referenze che non avevi in lista.
Promozioni e bundle

Cos’è e perché funziona
Promozioni e bundle lavorano su tre leve: urgenza (tempo limitato), scarsità (pezzi limitati) e senso del risparmio (“3×2”, “-30%”). Sono forti perché parlano la lingua del cervello: evitare la perdita conta più del guadagno (bias dell’avversione alla perdita). Il “pacchetto” (bundle) trasforma l’idea di prezzo unitario in prezzo per “momento d’uso” (colazione della settimana, scorta famiglia, party pack).
La differenza tra promozione sana e trappola è nella trasparenza: prezzo pieno credibile, sconto reale, quantità sensate. Il loyalty program aggiunge uno strato di “relazione” (punti, coupon personalizzati): premi la frequenza, aumenti il valore vita cliente. Ma attenzione: promozioni casuali abituano al prezzo basso e svalutano la marca.
Mini-esempio pratico
Carta igienica “Mega Scorta 24 rotoli”: cartello rosso “-40% solo fino a domenica”. L’espositore è vicino all’ingresso. Non ti serve oggi, ma “a questo prezzo…” Nel carrello occupa spazio visivo: ti senti già “a posto”.
Packaging come venditore muto

Cos’è e perché funziona
Il packaging non è un vestito: è un venditore muto. Forma, colore, tipografia, finiture, trasparenze comunicano posizionamento e beneficio prima ancora di leggere. Il colore guida la categoria (azzurro = fresco, verde = bio), la gerarchia grafica orienta l’occhio (brand → beneficio → quantità), la foto-prodotto “anticipa” l’esperienza. Un buon pack rende la scelta ovvia in 3 secondi (regola dei 3-3-3: 3 metri, 3 secondi, 3 info chiave).
Funziona perché libera la mente dal dubbio: “È per me?” Se la promessa è chiara e la coerenza è alta (pack + prezzo + posizionamento), il prodotto “vince” sullo scaffale senza gridare. Se è confuso, costringe a fermarti e leggere: nel supermercato è un lusso che pochi concedono.
Mini-esempio pratico
Due passate di pomodoro. Una ha fondo bianco, claim “dolce e vellutata”, illustrazione pulita; l’altra è rossa su rosso, piena di bollini. A colpo d’occhio intuisci: la prima è premium e “facile”, la seconda è “convenienza rumorosa”.
Marca del distributore

Cos’è e perché funziona
La private label (marca del distributore) mixa due asset: fiducia nell’insegna e convenienza controllata. Il retailer conosce dati, rotazioni, preferenze: progetta linee “base”, “premium”, “bio”, “gourmet” con pack e naming allineati. Spesso affianca alla marca leader una referenza MDD come “alternativa intelligente”: stessa promessa chiave, prezzo più dolce. In mezzo, una terza scelta “esca” (decoy) può orientarti verso la MDD di margine migliore.
Per il cliente, la logica è semplice: “Se la firma il supermercato che conosco, posso fidarmi”. Per l’insegna è margine + controllo della categoria. La chiave etica sta nella chiarezza: differenziare davvero qualità e benefici, non solo abbassare il numero sul cartellino.
Mini-esempio pratico
Corn flakes: marca A 3,39 €, MDD 2,49 €, “Gourmet MDD” 2,99 €. Il cartello confronto prezzi evidenzia il risparmio vs leader. Il pack gourmet usa colori scuri e ciotola fumante: ti senti “premium” pagando meno della marca A.
Atmosfera e stimoli sensoriali in-store

Cos’è e perché funziona
Il contesto sensoriale “firma” l’esperienza. Profumo di pane, musica a BPM controllato, luce calda in ortofrutta, assaggi guidati: tutto crea priming (pre-attivazione) e affettività (mood → spesa). Odori appetitosi aumentano permanenza e propensione all’acquisto, musica lenta allunga il tempo in corsia, assaggi abbattono la barriera del “non conosco” e rendono il prezzo più accettabile. A parità di prodotto, il contesto decide.
La potenza è nell’armonia: se ogni stimolo racconta la stessa storia (freschezza, artigianalità, convenienza), il cervello sente coerenza e compra più sereno. Se invece c’è dissonanza (luci fredde su prodotti comfort, odori forti in aree delicate), la mente “non si fida” e frena.
Mini-esempio pratico
Degustazione di formaggi alle 18:00, vicino ai vini in offerta. Un addetto propone un assaggio con confettura. Il cartello suggerisce “serata tagliere in 5 minuti”. Il prezzo del pecorino sembrava alto, ma dopo l’assaggio “lo vale”.
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Se il supermercato è un manuale di marketing, il carrello è l’esercizio a fine capitolo. Posizionamento, prezzo, vicinanze “che parlano”, promozioni, pack, private label, atmosfera: ogni tecnica gioca con i tuoi automatismi per semplificare le scelte… e farne qualcuna in più.
La buona notizia? Quando riconosci i pattern, torni tu al volante. Che tu sia consumatore curioso, studente o junior marketer, la sfida è allenare l’occhio: prova a mappare le tecniche nella tua spesa di questa settimana e scopri quali combinazioni usano le tue insegne preferite.
Chiudiamo il cerchio: rileggi il carosello per fissare i 7 nomi esatti, salva questo articolo e condividilo a chi sta iniziando a “vedere” il marketing tra le corsie.
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