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5 motivi per cui non devi temere che Facebook chiuda (o forse sì!)

Da 48 ore tutto il mondo digitale ha la sensazione di essere stato attraversato da un terremoto. Facebook chiude in Europa? No, per ora. Meta non ha alcuna intenzione di privarci di tutti i suoi mondi. Ma attenzione. Vi pongo spunti di riflessione interessanti. E se succedesse? Come cadere in piedi?

Meta, come sapete, è un’entità che racchiude, Facebook, Instagram, WhatsApp, Messenger e tutto quel po’ po’ di universi digitali che contano, solo nell’ultimo trimestre del 2021, ben 33,67 miliardi di dollari di fatturato.

Guardate un po’ i titoli sensazionalistici con i quali la stampa superficiale e assonnata alla quale siamo abituati ha dato la notizia. Ha praticamente estrapolato, in maniera approssimativa, un documento inviato da Meta Inc. alla Sec (Security And Exchange Commission), l’autorità americana garante del mercato.

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Facebook chiude quindi? La smentita ufficiale

Fortunatamente è arrivata puntuale una smentita, ma, lasciatemelo dire, non è il caso di stare completamente tranquilli.

Il documento inviato alla Sec. fa leva sul rapporto di Facebook con i dati europei. Come forse molti di voi sanno, nel luglio 2020 la Corte di Giustizia europea non ha approvato il Privacy Shield, cioè l’accordo tra Bruxelles e Washington per il dialogo dei dati personali degli utenti tra America e Europa.

Riporto un breve passo de IlSole24Ore:

“Il succo della vicenda, insomma, è che in Meta sono sicuramente preoccupati di quanto sta succedendo in Europa in chiave gestione dei dati, ma allo stesso tempo non pensano di lasciare il mercato (che per Zuckerberg e i suoi sarebbe una specie di suicidio, considerato che nel quarto trimestre del 2021, circa 309 milioni di persone in Europa hanno utilizzato Facebook quotidianamente).

Il nocciolo della questione è la sentenza della Corte di Giustizia Europea con la quale è stato reso non valido il Privacy Shield, e cioè l’accordo fra Bruxelles e Washington per il trasferimento dei dati fra Stati Uniti ed Europa.

Un accordo che avrebbe consentito a società come Meta di utilizzare il flusso di dati europei su server americani. La sentenza della discordia è del luglio 2020, e da allora non è stato trovato un nuovo accordo. Da qui le preoccupazioni di Zuckerberg”.

Ogni azienda americana è obbligata a trasferire al Sec. le potenziali minacce al proprio proposito di business. E quando si tratta di limitare il traffico di dati personali, l’universo Meta ha ben ragione di preoccuparsi.

Insomma, nessuna minaccia, ma un allarme generalizzato relativo a ciò che è benzina e motore dei social network: i nostri indirizzi mail, le preferenze, gli interessi, ciò che amiamo e anche detestiamo.

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Quando i dati contano, anche sul fatturato: Apple e la privacy

Per fare capire meglio il contenuto del mio articolo, che sostanzialmente ancora deve cominciare (scusami, ma è bene capire le premesse), è necessario aggiungere qualche informazione. È bene riportare qualche riga delle agenzie di comunicazione che rivelano il calo notevole del valore di Meta nell’ultimo trimestre 2021 e le previsioni poco rosee del primo del 2022.

Si evince quanto abbia pesato la nuova policy Apple. Chi ha in mano un IPhone, infatti, blocca parte dei tracciamenti di dati degli utenti che non arrivano al colosso Zuckerbergiano. Ma ci sono altre difficoltà all’orizzonte: questioni macro economiche collegate all’inflazione e alla catena di approvvigionamento. Senza dimenticare, last but not least, la pressione costante e crescente del colosso Tik Tok, che Mark sente sempre di più sul suo collo.

Arcangelo Rociola, su Agi.it, scrive:

“Il fatturato di Meta si è attestato a 33,67 miliardi di dollari nel quarto trimestre 2021, meglio del 2020, ma con un utile sceso dell’8% a 10,3 miliardi e previsioni sul primo trimestre 2022 riviste al ribasso rispetto al 2021. Il dato ha avviato un poderoso sell-off nell’after hours, che si è concretizzato in avvio di Wall Street.

Al momento la società sta perdendo oltre 216 miliardi di dollari del suo valore di mercato. Secondo un’analisi del Financial Times, si tratta del più grosso crollo di capitalizzazione mai registrato da una società quotata.

Con le sue nuove policy, Apple ha consentito agli utenti di bloccare alcuni dei tracciamenti sui propri device connessi alla rete, mossa che ha reso più difficile per le aziende ottenere le metriche necessarie per le loro pubblicità mirate e monetizzare gli annunci pubblicitari su Facebook e Instagram.

Ma per Meta ad aver pesato sul bilancio ci sarebbero anche questioni macroeconomiche come, ad esempio, i colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento e l’inflazione, fattori che potrebbero avere effetti anche più ampi di quelli registrati finora, avvertono gli analisti. Mentre resta alta la pressione di TikTok che continua a crescere come numero di utenti base e minaccia l’assoluto predominio di Facebook nel campo dei social media”.

meta chiude in europa

Facebook e Meta: il down di ottobre 2021

Eccoli, stanno arrivando. I cinque consigli che sono il pilastro del mio lavoro, le attività a cui dedico da anni il mio tempo. La mia passione, il mio universo.

Sai, ho sempre pensato: tutto il mondo social e digitale, che mi ha dato un lavoro, è di proprietà di una sola persona. Una sola mente e una sola volontà. Mark potrebbe veramente aderire a Scientology o diventare un eremita. E potrebbe far sparire davvero tutto quello a cui siamo abituati e di cui non riusciamo a farne a meno.

Sì, lo so che scorri lo sguardo giù, in fondo all’articolo,  a cercare i consigli che possono toglierti il peso dallo stomaco. E so che vuoi sapere come si può ovviare e ripararsi da un eventuale blocco o limitazione del mondo Meta. Sono d’accordo, è importantissimo. Ma riflettiamo ulteriormente. Ricordi cosa successe ad ottobre 2021? Magari anche la tua azienda è rimasta scottata dal “down” di sole 6 ore di Meta. Lo ricordi, vero?

Bhe, in molti non se lo scordano. Ecco un report completo su Repubblica di quanto il blocco abbia influito sul mercato. Riporto qualche riga che quantifica il danno inflitto alle aziende che investono in pubblicità su Facebook. Eh sì, è influito anche su di te che hai appena avviato un post engagement.

“Un miliardo di danni all’economia mondiale

Alle conseguenze per Facebook, il suo fondatore e i suoi azionisti, si aggiungono anche i danni collaterali per tutte le imprese che grazie a Facebook, Instagram e WhatsApp fanno affari.

La Ong specializzazzata in sicurezza informatica Netblocks, sul suo sito offre un simulatore che prova a quantificare i danni causati da un blocco, locale o mondiale, legato a ciascuno dei principali social network, utilizzando dati della Banca Mondiale, di Eurostat, dell’Ufficio Internazionale delle Telecomunicazione e dell’Us Census.

Nel caso come quello di ieri, di una sospensione dei servizi per sei ore di Facebook, Instagram e Whatsapp il conto finale, da prendere con tutte le precauzioni del caso, è comunque salatissimo: oltre 968 milioni di dollari”.

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Ci siamo ragazzi! Ecco cinque operazioni da fare subito che vi permetteranno di sopravvivere ad un eventuale chiusura del mondo Meta

Va bhe, non scherziamo. Io per prima sono consapevole di quanto sia prezioso il dialogo con le persone attraverso i social media. Quanto sia importante pubblicare il proprio valore ogni giorno, intrattenere, esprimersi e coinvolgere le persone che si appassionano al tuo marchio.

Si tratta di mezzi dal valore inestimabile. Ma vi invito comunque a riflettere.

Il vostro sito web, è vostro. Nessuno può “chiuderlo”.
La vostra lista di mail, è a vostra disposizione e solo le persone possono decidere di rinunciare a vostri invii. Non Mark.

Ecco, arriva la parte davvero importante. Ottimizziamo tutto quello che è di nostra proprietà, tutto ciò che è nelle nostre mani: avremo così più cartucce per sopravvivere in un’eventuale emergenza. E poi, tutto ciò che è nostro va curato molto di più di ciò che utilizziamo “in affitto”.

Lavoro con i blog e i social media da dieci anni, e non sapete quante volte ho visto investire fior di soldi nei contenuti per i social (che di per sé va benissimo) e trascurare il proprio sito web o di rinunciare alla newsletter o DEM perché ritenute meno importanti.

L’ecosistema digitale (soprattutto se e-commerce) funziona se si porta gente a casa propria e se si progetta una user experience mirata alla conversione. E i social sono satelliti, giardini, terrazzi da cui comunicare il proprio valore, e da cui invitare le persone a prendere il caffè, in casa propria (ovvero il sito web, di cui abbiamo orgogliosamente le chiavi).

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Consiglio n. 1 – Facebook chiude, ma noi abbiamo il posizionamento organico. Ci hai mai pensato?

Le persone non cercano su Facebook, o perlomeno non sempre lo fanno per acquistare nel momento stesso in cui hanno bisogni reali. Le parole chiave e le ricerche più significative per il business sono quelle poste ai motori di ricerca.

Hai sviluppato un piano di contenuti che possano posizionarsi organicamente e portare traffico al tuo sito web? Hai sviluppato una strategia di keyword che possono portare traffico di qualità al prodotto che devi vendere? Si tratta di SEO per il sito nella sua totalità e per i contenuti specifici. Il posizionamento organico è come un investimento a lungo termine e le keyword maturano come un buon vino di qualità.

Contenuti freschi e originali sono come acqua fresca (o forse come uno Spritz) per i crawler o bot che dir si voglia, e riportano a Google e al suo algoritmo entusiasmo ed ebbrezza per aumentare il ranking e risalire le posizioni nella SERP dei risultati. Google ne va matto.

Ho visto post sui social fatti benissimo, ricchi di spunti semantici e testuali, dal valore immenso, lasciati lì…a sparire. Sul sito web non c’era traccia del loro testo, così prezioso per i motori di ricerca.

Mi chiedo: perché? Teniamo il valore a casa nostra. Pubblichiamo sui social un incipit e poi, per il seguito, dirottiamo il traffico “buono e succulento” sul sito web.. E alla fine dell’articolo, un bel carousel di prodotti, per concludere il percorso d’acquisto e offrire un’esperienza ricca di suggestioni e di competenza.

e commerce facebook

Consiglio n. 2 – Casa nostra deve essere arredata bene. Offri la miglior esperienza possibile sul tuo sito web

Abbiamo visto che i contenuti maturano e aiutano a portare traffico. Ma una volta arrivati a casa nostra, gli utenti vanno accolti come si deve. La user experience non è più un’opinione. È una scienza. E se per la nostra campagna abbiamo previsto una landing page, costruiamola bene, affinché produca. L’obiettivo può essere un acquisto o l’acquisizione di una lead, ma la nostra casa deve ispirare competenza, praticità, chiarezza di intenti. Deve essere allo stesso tempo elegante e di facile lettura.

Se Facebook dovesse sparire, non abbiamo “maschere” (i social) che possono comunicare un’immagine diversa da quella che esprime il nostro sito web. Quindi attenzione all’esperienza dell’utente e al comfort che percepisce quando ci viene a trovare.

blog

Consiglio n. 3 – Dialoga con il blog se non lo puoi fare sui social

So benissimo quanto i social media ci avvicinino ai pensieri e alle emozioni delle persone. Ma se Mark migrasse alle Fiji e chiudesse tutto, tu puoi comunque farlo dal tuo sito web. Come? Attraverso i contenuti.

Come scritto negli altri due consigli, i contenuti informativi testuali generati dal content marketing sono preziosi per il posizionamento di keyword intelligenti. In parole povere: parlo degli articoli del tuo blog o le tue news, insomma la sezione dinamica del sito (se non hai una sezione dinamica del sito, è ora che tu ci pensi seriamente).

Se lasci la possibilità di commentare alle persone sotto il tuo articolo, queste preziose sfumature della tua comunicazione diventano un bellissimo gioco di ascolto e di interazione. Molte aziende, che non conoscono a fondo la potenzialità della totalità del mondo digitale, neanche sanno che possono dialogare con le persone nel proprio soggiorno di casa (sito web) invece che andare al bar (Instagram o Facebook).

E i commenti, le risposte e le interazioni sul proprio sito sono indice positivo di ranking per i motori di ricerca, sai? E, cosa più importante, sono motivo per le persone di tornare a navigare su quella stessa pagina (prima o poi, comprerà, vedrai). Vi pare poco?

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Consiglio n. 4 – Google+ non c’è più, ma le mappe sì. Non esiste solo Meta

Alzi la mano chi cura le immagini, gli aggiornamenti e i contenuti della propria scheda Google My Business. E alzi la mano chi cerca un posto, o un indirizzo su Facebook mentre guida.

Il 99,9% di voi cerca sulle Mappe, e su Maps di Google, è doveroso presentare la propria azienda con foto, contenuti, aggiornamenti che lavorano sulla sua percezione, anche dalle mappe. Ciò influisce anche sulla SEO del proprio sito web.

Conditio sine qua non: la rivendicazione dell’azienda. Potrebbe infatti esserci una scheda già esistente della tua attività e tu non esserne in possesso.

Devi assolutamente dire a Google che sei tu il titolare e tenerla sotto controllo, devi aggiornare gli orari e le aperture. Fondamentale è anche un ranking positivo di recensioni, che, guarda un po’, si stimola con il dialogo con gli utenti.

Altri vantaggi fondamentali che il mondo Meta non ci elargirà mai: le statistiche di GMB (Google My Business) ci rivelano come le persone arrivano alla scheda (ricerche specifiche o generiche), come interagiscono sulla scheda (click su sito o su chiama), come performano i contenuti della scheda (click alle foto etc…).

Si tratta di spunti interessantissimi su cui disegnare la strategia di marketing.

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Consiglio n. 5 – Lavora con le DEM e l’e-mail automation. Va a casa dei tuoi clienti a prendere il caffè, non al bar

A volte sento sottovalutare il potenziale di una buona pianificazione e strategia di e-mail marketing a favore di investimenti sui social media. Un’attività non deve escludere l’altra e insieme fanno “bingo”. Ma, come di consueto, vi invito a riflettere.

Le persone scelgono di ricevere le tue newsletter. Possono cancellarsi dalla tua lista  quando vogliono, ma, se non lo fanno, acconsentono alla ricezione di messaggi commerciali (e non solo) nella propria casella di posta.

La pubblicità su Facebook invece è proposta, non sei tu che la accetti di vedere. Si tratta di un punto di vista molto diverso, e bisogna approfittare e ottimizzare uno strumento così potente come il DEM (Direct E-Mail Marketing) e la newsletter.

Lavoriamo sull’automazione, pianifichiamo gli invii senza essere troppo invasivi (esagerare non funziona mai) e cerchiamo anche qui un legame con il cliente. Non esiste solo Facebook, ma, fortunatamente, sono tanti gli strumenti per coltivare, nutrire e monitorare le relazioni con i nostri clienti di oggi e di domani.

Conclusioni: se Facebook chiude, abbiamo mille strumenti a disposizione

Ripeto: noi marketer ringraziamo ogni giorno per l’esistenza di “ponti” così importanti tra il nostro business e le persone. I social media sono mezzi di enorme importanza nella strategia digitale. E molto probabilmente non chiuderanno mai.

Tuttavia, immagina comunque un ipotetico e catastrofico scenario al fine di evitare imprevisti: se Facebook chiude, fai in modo di essere forte e preparato in ogni ambito della tua comunicazione digitale.

Pensa al tuo sito come alla tua casa, alle tue mura, e rendilo a tua immagine e somiglianza. Investi sui contenuti per permettere ai tuoi lettori e clienti (acquisiti e potenziali) di trovarti nel migliore dei modi.

Affidati a persone competenti che sappiano sfruttare ogni sfaccettatura del sistema digitale, affinché sia narrata la tua storia e più persone possibili possano ascoltarla.